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giovedì 8 marzo 2018

Partorire è un atto naturale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il mese scorso le nuove raccomandazioni sulle procedure per il parto.
Si chiede maggior rispetto per i tempi che per ogni donna possono essere diversi. Per esempio ritenere che per tutte la dilatazione debba essere di un centimetro al minuto non va bene e tanto meno va bene accelerare la dilatazione coi farmaci qualora non sia strettamente necessario.

Inoltre le direttive raccomandano rispetto delle scelte della donna sulle posizioni da assumere per agevolare il parto, sull’uso degli antidolorifici e soprattutto si raccomanda una comunicazione chiara ed efficace: “Anche quando un intervento medico si renda necessario, includere la donna nelle decisioni relative alla cura è molto importante per centrare l’obiettivo di un’esperienza positiva del parto” ha sottolineato in un comunicato stampa Ian Askew, direttore del dipartimento di salute riproduttiva dell’Oms.
“Vogliamo che le donne partoriscano in un ambiente sicuro con ostetrici esperti in strutture ben attrezzate. Tuttavia, la crescente medicalizzazione dei normali processi di parto sta minando la capacità di una donna di dare alla luce e influisce negativamente sulla sua esperienza di nascita “, afferma Nothemba Simelela, Assistente direttore generale dell’OMS per la famiglia, le donne, i bambini e gli adolescenti.
Se il lavoro procede normalmente, e la donna e il suo bambino sono in buone condizioni, non hanno bisogno di ricevere ulteriori interventi per accelerare il travaglio“, afferma.

Piano con il cesareo
Secondo la comunità medica internazionale il tasso ideale di cesarei dovrebbe essere compreso tra il 10 e il 15% dei parti.
In Italia nel 2015 la percentuale è stata del 34,1%. In Campania si arriva al 60%, seguita da Sicilia e Puglia. La regione più “virtuosa” è il Trentino Alto Adige con il 10%. Si tratta di una cifra enorme: 160mila interventi non necessari.
Come mai?
Le motivazioni sono varie, non ultima quella di carattere economico, un parto naturale è pagato dal SSN alle cliniche convenzionate 1.318,64 euro mentre la cifra per un cesareo è di 2.457,72 euro.
E non solo: molto spesso il ricorso a quella che di fatto è un’operazione chirurgica solleva i medici da eventuali responsabilità se qualcosa dovesse andar male nel parto naturale. Altre volte è la stessa paziente a chiederlo e in questo caso forse manca una corretta informazione sui rischi che ogni intervento chirurgico comporta. In questo caso, ad esempio, la necessità di un periodo di convalescenza più lungo per la mamma e un aumento del rischio di complicazioni nel caso di successive gravidanze. Niente di grave, il parto cesareo è un’operazione di routine e quando è necessario deve essere effettuata. Quando è necessario però…

La madre ha diritto a un buon parto e il bambino ha diritto a una buona nascita
Frédérick Leboyer

Il parto dolce
Il termine è stato usato per la prima volta da Frédérick Leboyer, ginecologo francese nato nel 1918 e scomparso l’anno scorso. Il suo famoso libro Per una nascita senza violenza è del 1975.
Indicazioni semplici e di grande buon senso, quelle del medico francese: eppure erano, e probabilmente sono tutt’ora, rivoluzionarie.
Loboyer raccomandava, prima di recidere il cordone ombelicale, di attendere che lo stesso smetta di pulsare. Il neonato ha respirato fino a un secondo prima di nascere tramite il cordone, tagliarlo troppo in fretta è come mozzargli il respiro.
Inoltre il medico francese dopo il parto metteva il bimbo sull’addome della madre così da permettergli di riprendersi dallo stress della nascita, dargli il tempo di “conoscere” la madre. Per il bagnetto e le pratiche mediche c’era tempo…
Le pazienti di Leboyer partorivano nella posizione che preferivano e dove preferivano: in acqua, accucciate, in camere confortevoli, senza rumori troppo forti o luci troppo intense.
E mai nella posizione classica ginecologica, comoda per il medico ma innaturale per la madre e per il piccolo, costretto ad “arrampicarsi” lungo il canale del parto. Le madri africane partoriscono aggrappandosi al ramo di un albero, quello sì aiuta la legge di gravità!

In Italia sono molti gli ospedali che hanno accolto le indicazioni di Leboyer.
Uno dei primi è stato quello di Poggibonsi dove la dottoressa Barbara Grandi ha aperto una Stanza del parto naturale già dal 1984. Affermava al tempo: “Se si vuole permettere alla complessa cascata di ormoni del travaglio di svolgere il suo compito, la donna non va disturbata e la sua intimità deve essere rispettata! Deve poter ascoltare il suo istinto, essere libera di muoversi e di scegliere la sua posizione, insomma deve essere aiutata a dare il meglio di sé! Per questo è fondamentale che siano le ostetriche ad assistere il travaglio e il parto, i ginecologi sono più abituati a gestire la patologia e intervengono anche oltre il necessario”.
E come non essere d’accordo?

Alcuni reparti ospedalieri dove potete trovare la stanza per il parto dolce sono: il Centro Nascita Alternativo dell’ospedale San Martino di Genova, il Centro Nascita Margherita dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, la Casa del Parto Naturale “Acqualuce” dell’Ospedale G.B. Grassi di Ostia, Stanza del parto dolce-La Cicogna dell’Azienda Ospedaliera Fondazione Macchi Presidio del Verbano Ospedale di Cittiglio (Varese), la stanza della Cicogna dell’Ospedale Valduce di Como.
E senz’altro ce ne sono molti altri, basta telefonare al reparto ostetricia dell’ospedale a voi più vicino e chiedere!
Donne, riprendiamoci la naturalità della nascita!

Altre fonti: per vedere più in specifico i dati sui parti cesarei potete vedere qui una serie di grafici e tabelle molto interessante.

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