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lunedì 30 aprile 2018

Dal 1 maggio alle Isole Tremiti vietate le stoviglie di plastica

Sono stati recentemente diffusi i risultati dei campionamenti effettuati la scorsa estate in 19 punti del Meditteraneo, uno studio effettuato dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova (Ismar), l’Università Politecnica delle Marche (Univpm) e Greenpeace Italia con l’obiettivo di stabilire la quantità e la composizione di microplastiche nelle nostre acque marine. E tra i campioni analizzati, quelli delle Temiti, nonostante la protezione di quei mari, hanno destato preoccupazione perchè sono risultati tra i più elevati in termini di concentrazioni presenti.

C’erano più microplastiche finite lì a causa di correnti e vortici che non in altre zone d’Italia, a dimostrazione che nessun luogo è completamente al sicuro dagli inquinanti. E’ possibile consultare a questo link i dati dei campionamenti della campagna. La maggior parte delle plastiche ritrovate, inoltre, è risultata essere polietilene, ovvero il polimero con cui viene prodotta la maggior parte del packaging e gli imballaggi usa e getta.

Il Sindaco dell’area protetta, Antonio Fentini, con un’ordinanza dei giorni scorsi, ha deciso quindi di mettere al bando le stoviglie di plastica dal 1 maggio prossimo, al loro posto potranno essere usati solo contenitori biodegradabili.

Chi trasgredirà, commercianti o clienti, sarà multato con una sanzione che va arriva ai 500 euro.

Nel testo dell’ordinanza si legge:

….Divieto esplicito di uso di contenitori e delle stoviglie monouso non biodegradabili, non solo in occasione di feste pubbliche e sagre. [….]

e nella parte dispositiva, ai punti b) e c) :

b. gli esercenti sul territorio isolano le attività commerciali, artigianali, e di somministrazione alimenti e bevande, a decorrere dalla data di efficacia della presente ordinanza (1 maggio), potranno distribuire agli acquirenti esclusivamente posate, piatti, bicchieri, sacchetti monouso in materiale biodegradabile e compostabile.

c. i commercianti, i privati, le associazioni, gli enti in occasione di feste pubbliche e sagre potranno distribuire al pubblico, visitatori e turisti, esclusivamente posate, piatti, bicchieri sacchetti monouso in materiale biodegradabile e compostabile, in quanto minimizzare e praticare la differenziazione dei rifiuti per questa Amministrazione è segno di civiltà.

Lo stesso Sindaco, in un’intervista a Repubblica, ha specificato che si tratta solo di un primo passo, a cui faranno seguito il divieto di utilizzo di bottiglie in plastica e dei contenitori in polistirolo per il trasporto del pesce.
Per questi, soprattutto, per le bottiglie, essendo un’isola, dovranno essere trovate modalità alternative come il vetro e l’uso di potabilizzatori di abitazioni e ristoranti, e quindi dovranno essere messe in atto azioni per garantire alternative in sostituzione, più sostenibili.

Lo stesso Fentini ha rivolto poi un’appello a tutti i Sindaci di isole e Comuni italiani che si affacciano sul mare, affinchè adottino al più presto misure analoghe. “Stiamo vedendo il nostro mare ucciso giorno dopo giorno dall’uomo e dovevamo fare qualcosa subito”.

Le Tremiti, in passato più volte Bandiera Blu, fanno parte del Parco nazionale del Gargano e una porzione del suo territorio è riserva naturale marina: sulle tre isole vivono poco più di 500 abitanti.

Solo con un’azione estesa infatti si potranno cominciare a vedere primi risultati e a cambiare ottica, soprattutto rispetto alle produzioni di imballaggi e ai prodotti a breve-brevissima vita, che come spiegavano anche i ricercatori dell’ISMAR- Cnr devono essere ridotti all’origine, il riciclo – secondo loro- non può ormai essere la soluzione, nè quindi la sola modalità.

Fonti:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/29/tremiti-dall1-maggio-vietate-le-stoviglie-di-plastica-ai-trasgressori-sanzioni-fino-a-500-euro/4323521/

http://bari.repubblica.it/cronaca/2018/04/29/news/i_contenitori_di_plastica_vietati_alle_isole_tremiti-195114252/

http://www.ismar.cnr.it/eventi-e-notizie/notizie/nel-mediterraneo-livelli-di-microplastiche-paragonabili-a-quelli-dei-vortici-di-plastica-del-pacifico

http://www.repubblica.it/ambiente/2018/04/23/news/grenpeace-cnr_in_italia_microplastiche_in_mare_come_negli_oceani_siamo_messi_male_perfino_alle_tremiti_-194610995/

http://www.termolionline.it/news/politica/715797/la-plastica-dura-a-morire-uccide-il-mare-alle-tremiti-vietata-quella-non-biodegradabile

Photo by: Giuseppe Palumbo.

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Dal 1 maggio alle Isole Tremiti vietate le stoviglie di plastica

Sono stati recentemente diffusi i risultati dei campionamenti effettuati la scorsa estate in 19 punti del Meditteraneo, uno studio effettuato dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova (Ismar), l’Università Politecnica delle Marche (Univpm) e Greenpeace Italia con l’obiettivo di stabilire la quantità e la composizione di microplastiche nelle nostre acque marine. E tra i campioni analizzati, quelli delle Temiti, nonostante la protezione di quei mari, hanno destato preoccupazione perchè sono risultati tra i più elevati in termini di concentrazioni presenti.

C’erano più microplastiche finite lì a causa di correnti e vortici che non in altre zone d’Italia, a dimostrazione che nessun luogo è completamente al sicuro dagli inquinanti. E’ possibile consultare a questo link i dati dei campionamenti della campagna. La maggior parte delle plastiche ritrovate, inoltre, è risultata essere polietilene, ovvero il polimero con cui viene prodotta la maggior parte del packaging e gli imballaggi usa e getta.

Il Sindaco dell’area protetta, Antonio Fentini, con un’ordinanza dei giorni scorsi, ha deciso quindi di mettere al bando le stoviglie di plastica dal 1 maggio prossimo, al loro posto potranno essere usati solo contenitori biodegradabili.

Chi trasgredirà, commercianti o clienti, sarà multato con una sanzione che va arriva ai 500 euro.

Nel testo dell’ordinanza si legge:

….Divieto esplicito di uso di contenitori e delle stoviglie monouso non biodegradabili, non solo in occasione di feste pubbliche e sagre. [….]

e nella parte dispositiva, ai punti b) e c) :

b. gli esercenti sul territorio isolano le attività commerciali, artigianali, e di somministrazione alimenti e bevande, a decorrere dalla data di efficacia della presente ordinanza (1 maggio), potranno distribuire agli acquirenti esclusivamente posate, piatti, bicchieri, sacchetti monouso in materiale biodegradabile e compostabile.

c. i commercianti, i privati, le associazioni, gli enti in occasione di feste pubbliche e sagre potranno distribuire al pubblico, visitatori e turisti, esclusivamente posate, piatti, bicchieri sacchetti monouso in materiale biodegradabile e compostabile, in quanto minimizzare e praticare la differenziazione dei rifiuti per questa Amministrazione è segno di civiltà.

Lo stesso Sindaco, in un’intervista a Repubblica, ha specificato che si tratta solo di un primo passo, a cui faranno seguito il divieto di utilizzo di bottiglie in plastica e dei contenitori in polistirolo per il trasporto del pesce.
Per questi, soprattutto, per le bottiglie, essendo un’isola, dovranno essere trovate modalità alternative come il vetro e l’uso di potabilizzatori di abitazioni e ristoranti, e quindi dovranno essere messe in atto azioni per garantire alternative in sostituzione, più sostenibili.

Lo stesso Fentini ha rivolto poi un’appello a tutti i Sindaci di isole e Comuni italiani che si affacciano sul mare, affinchè adottino al più presto misure analoghe. “Stiamo vedendo il nostro mare ucciso giorno dopo giorno dall’uomo e dovevamo fare qualcosa subito”.

Le Tremiti, in passato più volte Bandiera Blu, fanno parte del Parco nazionale del Gargano e una porzione del suo territorio è riserva naturale marina: sulle tre isole vivono poco più di 500 abitanti.

Solo con un’azione estesa infatti si potranno cominciare a vedere primi risultati e a cambiare ottica, soprattutto rispetto alle produzioni di imballaggi e ai prodotti a breve-brevissima vita, che come spiegavano anche i ricercatori dell’ISMAR- Cnr devono essere ridotti all’origine, il riciclo – secondo loro- non può ormai essere la soluzione, nè quindi la sola modalità.

Fonti:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/29/tremiti-dall1-maggio-vietate-le-stoviglie-di-plastica-ai-trasgressori-sanzioni-fino-a-500-euro/4323521/

http://bari.repubblica.it/cronaca/2018/04/29/news/i_contenitori_di_plastica_vietati_alle_isole_tremiti-195114252/

http://www.ismar.cnr.it/eventi-e-notizie/notizie/nel-mediterraneo-livelli-di-microplastiche-paragonabili-a-quelli-dei-vortici-di-plastica-del-pacifico

http://www.repubblica.it/ambiente/2018/04/23/news/grenpeace-cnr_in_italia_microplastiche_in_mare_come_negli_oceani_siamo_messi_male_perfino_alle_tremiti_-194610995/

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Mobilità elettrica: le previsioni per il futuro

Gli accordi di Parigi indicano che per contenere il riscaldamento globale è necessario contenere l’aumento della temperatura media di due gradi a partire dal 2020, sforzandosi in realtà di fermarsi a 1 grado e mezzo. Uno degli interventi ritenuti fondamentali è garantire che si arrivi alla cifra di almeno 600 milioni di auto elettriche in circolazione.
Oggi siamo ancora lontani da queste cifre: i veicoli elettrici sono 2 milioni, lo 0,2% del totale.

I dati, però ci permettono di essere ottimisti: dal 2005 al 2016, nel mondo, il numero di immatricolazioni relativo alle sole autovetture full eletric (BEV) e ibride (PHEV) è aumentato del 72%. L’incidenza sul numero totale è ancora bassa ma si stima che entro il 2040 i veicoli elettrici saranno oltre il 50% delle nuove vendite.

Le automobili fantastiche di Jacopo Fo ispirate alla mobilità sostenibile ecologica. Marzo 2018

In Europa la palma d’oro va alla Norvegia che si piazza al quarto posto nella classifica mondiale per diffusione dei veicoli elettrici dietro Cina, Stati Uniti e Giappone. A fine 2017 il 52% delle nuove immatricolazioni è stato a propulsione elettrica o ibrida. A inizio 2018, per la prima volta, il numero di auto elettriche e ibride vendute ha superato quelle con motore a combustione.
In Italia la crescita media annua è del 30% con poco meno di 10mila unità vendute a fine 2016.
Nel 2017 le vendite sono aumentate, per un totale di 1.967 vetture in tutto il Paese, ma quelle elettriche rappresentano appena lo 0,1% del mercato, anche se sono raddoppiate le auto ibride rispetto al 2016, per un totale di 66 mila.
A frenare la crescita nel nostro Paese sono principalmente due fattori: incentivi poco incentivanti (i più bassi in Europa) e il prezzo delle vetture.
E anche in questo caso le previsioni prevedono un trend positivo: secondo uno studio di Bloomberg entro il 2025 i costi delle auto elettriche saranno uguali a quelli dei modelli a benzina, e la capacità delle batterie triplicherà nei prossimi tre anni.
Il costo delle batterie al litio è diminuito del 73% dal 2010 e non è fantascientifico prevedere che continuerà a calare nei prossimi anni. Inoltre le batterie saranno più leggere e la ricarica sarà più veloce.

E le colonnine di ricarica?
In Italia sono 4.207 in 2.108 postazioni, una ogni 14.388 abitanti; decisamente meglio la Germania con una colonnina ogni 3.620 abitanti
In totale, in Europa sono 70 mila i punti di ricarica pubblici, mentre nel Mondo si arriva a 1,45 milioni di colonnine.
In Italia sono stati stanziati 33 milioni di euro per la costruzione di nuove colonnine. Attendiamo fiduciosi.

Le automobili fantastiche di Jacopo Fo ispirate alla mobilità sostenibile ecologica. Marzo 2018

Fonti:
https://www.mobilita-elettrica.it/mobilita/norvegia-regina-mobilita-elettrica/
http://www.omniauto.it/magazine/50077/incentivi-auto-elettrica-italia-due-velocita
https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-07-06/the-electric-car-revolution-is-accelerating
http://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/2040-fine-dell-auto-benzina-nasce-grande-mercato-dell-auto-elettrica/e33e8444-117e-11e8-9c04-ff19f6223df1-va.shtml
http://www.omniauto.it/magazine/49079/colonnine-ricarica-auto-elettriche-paesi-europa

Immagini: le automobili fantastiche di Jacopo Fo ispirate alla mobilità sostenibile ecologica. Marzo 2018

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Peer to Peer

Non solo banche! I colossi della Fintech stanno arrivando e pochi si preoccupano. Crediti in sofferenza, eccesso di personale, scarsa patrimonializzazione, riduzione del numero delle filiali, etica negli affari: sembrano solo questi i problemi che il sistema bancario deve risolvere per poter rimanere a galla.
Ma ci si dimentica spesso della principale preoccupazione che il mondo della finanza “classica” dovrebbe avere e che potrebbe in pochi anni stravolgerlo completamente, introducendo sul mercato nuovi player che le nostre attuali banche, e men che meno gli analisti, al momento non riescono neppure a vedere.

Nel frattempo si stanno sviluppando nuove forme di strumenti di finanza alternativa che si basano proprio sull’utilizzo della tecnologia. Questa settimana parliamo del “peer to peer”.
Un ulteriore metodo di microcredito, più diretto al singolo che all’impresa, per raccogliere finanziamenti «da pari a pari», che in questo caso significa da privato a privato.
Il prestito tra privati rappresenta un’evoluzione del mercato creditizio, sempre più attento alle esigenze degli utenti di internet, e ha la caratteristica di permettere a chiunque, in maniera trasparente e saltando gli intermediari bancari, di risparmiare (a chi richiede soldi) e di guadagnare (a chi li presta).
Si parla anche di «prestito sociale», perché finanziatori e richiedenti hanno la possibilità di conoscersi, di entrare in una community e decidere in maniera libera a chi prestare denaro e per quale fine o a quale tasso.
Ma il termine «social» potrebbe essere anche fuorviante: meglio chiamarli nuovi prestiti, erogati da piattaforme che non c’entrano nulla con gli istituti di credito, che hanno costi di personale estremamente bassi, che raccolgono capitale da privati direttamente sui loro siti e valutano la gran parte delle richieste tramite un algoritmo.
Il sistema dei prestiti peer to peer è diffuso in tutto il mondo, ma a essere sempre più avanti degli altri sono gli Stati Uniti, dove ci sono due siti che spopolano e che fungono da faro per il resto del mondo: Lending Club e Prosper.
In Italia le community del credito al consumo sono un fenomeno recente e ormai conosciuto grazie a Zopa (Zone of Possible Agreement, ossia Zona di possibile accordo)Boober.
In Zopa – la piattaforma più vicina alle esigenze descritte finora – chi decide di stare dalla parte dei finanziatori, pagando una commissione annuale dell’1% sulla somma prestata ai richiedenti, è mosso da un duplice fine: investire il denaro per una giusta causa, in modo trasparente, e ottenere un rendimento a fronte di un rischio più basso (il cliente viene selezionato) della media e frazionato tra almeno 50 richiedenti.
Anche chi richiede un prestito è mosso da un duplice fine: non favorire gli interessi di banche e finanziarie, ma quelli di altre persone e ottenere tassi più bassi della media, quindi risparmiare.
Perché se ne parla sempre poco? Perché i media asserviti alla lobby bancaria sanno perfettamente che nel peer to peer sta per abbattersi lo tsunami dalle sembianze dei grandi colossi come Apple, Facebook, Google, Amazon, Yahoo! che si apprestano a entrare nel mondo finanziario per stravolgerlo.
Conservate questo articolo, ne riparliamo tra qualche anno…

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Peer to Peer

Non solo banche! I colossi della Fintech stanno arrivando e pochi si preoccupano. Crediti in sofferenza, eccesso di personale, scarsa patrimonializzazione, riduzione del numero delle filiali, etica negli affari: sembrano solo questi i problemi che il sistema bancario deve risolvere per poter rimanere a galla.
Ma ci si dimentica spesso della principale preoccupazione che il mondo della finanza “classica” dovrebbe avere e che potrebbe in pochi anni stravolgerlo completamente, introducendo sul mercato nuovi player che le nostre attuali banche, e men che meno gli analisti, al momento non riescono neppure a vedere.

Nel frattempo si stanno sviluppando nuove forme di strumenti di finanza alternativa che si basano proprio sull’utilizzo della tecnologia. Questa settimana parliamo del “peer to peer”.
Un ulteriore metodo di microcredito, più diretto al singolo che all’impresa, per raccogliere finanziamenti «da pari a pari», che in questo caso significa da privato a privato.
Il prestito tra privati rappresenta un’evoluzione del mercato creditizio, sempre più attento alle esigenze degli utenti di internet, e ha la caratteristica di permettere a chiunque, in maniera trasparente e saltando gli intermediari bancari, di risparmiare (a chi richiede soldi) e di guadagnare (a chi li presta).
Si parla anche di «prestito sociale», perché finanziatori e richiedenti hanno la possibilità di conoscersi, di entrare in una community e decidere in maniera libera a chi prestare denaro e per quale fine o a quale tasso.
Ma il termine «social» potrebbe essere anche fuorviante: meglio chiamarli nuovi prestiti, erogati da piattaforme che non c’entrano nulla con gli istituti di credito, che hanno costi di personale estremamente bassi, che raccolgono capitale da privati direttamente sui loro siti e valutano la gran parte delle richieste tramite un algoritmo.
Il sistema dei prestiti peer to peer è diffuso in tutto il mondo, ma a essere sempre più avanti degli altri sono gli Stati Uniti, dove ci sono due siti che spopolano e che fungono da faro per il resto del mondo: Lending Club e Prosper.
In Italia le community del credito al consumo sono un fenomeno recente e ormai conosciuto grazie a Zopa (Zone of Possible Agreement, ossia Zona di possibile accordo)Boober.
In Zopa – la piattaforma più vicina alle esigenze descritte finora – chi decide di stare dalla parte dei finanziatori, pagando una commissione annuale dell’1% sulla somma prestata ai richiedenti, è mosso da un duplice fine: investire il denaro per una giusta causa, in modo trasparente, e ottenere un rendimento a fronte di un rischio più basso (il cliente viene selezionato) della media e frazionato tra almeno 50 richiedenti.
Anche chi richiede un prestito è mosso da un duplice fine: non favorire gli interessi di banche e finanziarie, ma quelli di altre persone e ottenere tassi più bassi della media, quindi risparmiare.
Perché se ne parla sempre poco? Perché i media asserviti alla lobby bancaria sanno perfettamente che nel peer to peer sta per abbattersi lo tsunami dalle sembianze dei grandi colossi come Apple, Facebook, Google, Amazon, Yahoo! che si apprestano a entrare nel mondo finanziario per stravolgerlo.
Conservate questo articolo, ne riparliamo tra qualche anno…

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domenica 29 aprile 2018

Siamo un puntino nell’Universo…

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A Genova nasce la risposta al problema della plastica: dagli scarti vegetali si ricavano nuovi materiali ecologici

Ogni anno in Europa si producono 25,8 milioni di tonnellate di spazzatura plastica, di cui solo il 31% finisce in discarica, mentre il resto si disperde in natura andando a impattare negativamente sull’ambiente e l’ecosistema. Il 95% del valore degli imballaggi di plastica (70-105 miliardi di euro all’anno) viene perso a causa dell’utilizzo usa e getta dei contenitori in plastica.

Alla ricerca di alternative ecosostenibili alle plastiche che conosciamo, il team di ricerca sugli smart materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ha sperimentato e brevettato diverse tecnologie che permettono, già da ora, di ottenere bioplastiche ecologiche che azzerano l’impatto ambientale

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A Genova nasce la risposta al problema della plastica: dagli scarti vegetali si ricavano nuovi materiali ecologici

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Alla ricerca di alternative ecosostenibili alle plastiche che conosciamo, il team di ricerca sugli smart materials dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ha sperimentato e brevettato diverse tecnologie che permettono, già da ora, di ottenere bioplastiche ecologiche che azzerano l’impatto ambientale

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venerdì 27 aprile 2018

Ecco una nuova forma del dna

Altrogiornale.org
Ecco una nuova forma del dna.

Il dna è sempre lo stesso, ma in certi punti la sua forma cambia e le molecole si dispongono in nodi formati da quattro ciocche, che si formano e si disfano. A mostrarlo per la prima volta in provetta un gruppo di australiani.
È sempre il dna che conosciamo. Ma quello che cambia, stavolta, è

Ecco una nuova forma del dna
Richard.

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Il dna è sempre lo stesso, ma in certi punti la sua forma cambia e le molecole si dispongono in nodi formati da quattro ciocche, che si formano e si disfano. A mostrarlo per la prima volta in provetta un gruppo di australiani.
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RKC Live Stream - Sulle Rive del Gange 10

Episodio https://ift.tt/2HAwFXJ

RKC Live Stream - Krishna Caitanya 14

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RicetteDelCuoreDiCristina41

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RKC Live Stream - La Perfezione dello Yoga 15

Episodio https://ift.tt/2r2VGEm

RicetteDelCuoreDiCristina33

Episodio https://ift.tt/2vRjU9t

RKC Live Stream - Sotto il Segno dei Veda 01

Episodio https://ift.tt/2r5XlJx

giovedì 26 aprile 2018

mercoledì 25 aprile 2018

Quantum Gravity Research: la geometria dello spazio e del tempo

Altrogiornale.org
Quantum Gravity Research: la geometria dello spazio e del tempo.

E se il tessuto dello spazio e del tempo non fosse composto da stringhe monodimensionali o dall’energia per come la conosciamo, ma fosse un codice o linguaggio generato dalla proiezione geometrica?
Il gruppo “Quantum Gravity Research” è un team di Los Angeles, che unisce matematici e fisici per sviluppare un quadro teorico che generi

Quantum Gravity Research: la geometria dello spazio e del tempo
Richard.

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Quantum Gravity Research: la geometria dello spazio e del tempo

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Quantum Gravity Research: la geometria dello spazio e del tempo.

E se il tessuto dello spazio e del tempo non fosse composto da stringhe monodimensionali o dall’energia per come la conosciamo, ma fosse un codice o linguaggio generato dalla proiezione geometrica?
Il gruppo “Quantum Gravity Research” è un team di Los Angeles, che unisce matematici e fisici per sviluppare un quadro teorico che generi

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martedì 24 aprile 2018

RKC Live Stream - Vita Segreta 01

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RKC Live Stream - Radio Cucina 15

Episodio https://ift.tt/2FbjgTO

RKC Live Stream - Fuori Dal Tempo 16

Episodio https://ift.tt/2HKtEao

RKC Live Stream - Scienza nella Conoscenza 20

Episodio https://ift.tt/2HpX6zd

Il catamarano che ripulirà gli oceani

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Allergie primaverili: cause e rimedi naturali

L’allergia è un problema da non sottovalutare e che sembra essere in continua crescita, con il numero di persone colpite che aumenta di anno in anno. “I numeri parlano chiaro: nel 2025 quasi il 50% della popolazione europea soffrirà di una qualche allergia, mentre nel nostro Paese circa il 40% della popolazione dichiara già di soffrire di disturbi di questo tipo riporta Assosalute Associazione Nazionale farmaci di automedicazione – che fa parte di Federchimica.

A fronte di questi numeri la spiegazione (e previsione) futura non è troppo rassicurante: il cambiamento climatico e le alte temperature aumentano i livelli dei pollini.  A seguito di uno studio condotto dal team del professor Giorgio Walter Canonica, presidente SIAAICSocietà Italiana Allergologia Asma Immunologia Clinica – e Direttore della clinica malattie respiratorie e allergologia dell’Università di Genova, è stato dimostrato che in 27 anni le giornate all’anno in cui la parietaria (pianta della famiglia dell’ortica) diffonde i suoi pollini è aumentato di 85 giorni. «Una maggior esposizione significa un peggioramento dei sintomi e un aumentato rischio di sensibilizzazione» – spiega Canonica. A ciò si aggiunga l’inquinamento outdoor e indoor che aumenta l’infiammazione delle mucose, indebolendole. Complice, oltre alla predisposizione genetica soggettiva, è anche il nostro stile di vita: “E’ lo scotto che dobbiamo pagare per aver introdotto norme e comportamenti che da una parte ci preservano da infezioni e malattie, ma dall’altra ci rendono più sensibili”, continua l’esperto. Trascorriamo molto più tempo al chiuso, in ambienti spesso poco areati e questi fattori aumentano la concentrazione di allergeni. “I bambini giocano molto poco all’aperto e quindi sono meno esposti alle sollecitazioni durante l’età dello sviluppo, e quindi sono più esposti allo sviluppo di allergie” – spiega ancora l’allergologo.

Quali sono i rimedi naturali contro le allergie?

Se si vuole provare una strada alternativa ai medicinali ci sono molti rimedi naturali che possono venire in soccorso. Premessa: dobbiamo conoscere con certezza l’elemento scatenante della nostra allergia e agire anche sulla prevenzione rendendo meno acuta la manifestazione della nostra allergia.

Quali cibi mi aiutano a combattere l’allergia? Ricordiamo che gli antistaminici naturali non servono per curare le allergie, ma possono aiutare il corpo a moderare la sua reazione allergica.

Quali alimenti da evitare? Vino, birra e bevande fermentate; formaggi stagionati, insaccati e cibi in scatola; tonno, sgombro, salmone, molluschi, crostacei, e frutti di mare in generale; pomodori, banana, fragole, fave e la frutta con il guscio (noci, nocciole e mandorle); cioccolato, cacao e caffè, che contengono infatti un tasso elevato di istamina.

A differenza alimenti come come camomilla, tè verde e carote inibiscono il rilascio di istamina e possono quindi essere considerati antistaminici naturali. Tra i più comuni ricordiamo anche:

  • Aglio (allium sativum): ottimo rimedio per tenere sotto controllo gli allergeni e alcune cariche batteriche, ma sul quale bisogna fare attenzione. Le sue caratteristiche lo rendono utile per il controllo del livello di glicemia nel sangue, per cui il suo impiego dev’essere moderato in caso di soggetti diabetici o ipoglicemici.
  • Té verde: La quercetina, il pigmento che conferisce all’ uva nera e al tè verde il colore, blocca la produzione di istamina.
  • Vitamine: La vitamina D è molto utile per difendere l’apparato respiratorio, e per assumerla basta ingerire cibi come uova, burro, formaggi grassi, aringhe, sgombri e sardine. Comunque, anche le vitamine C ed E, contenute nella frutta e nella verdura, aiutano a rinforzare il sistema immunitario.
  • Il ginkgo biloba: Conosciuto per le sue virtù sulla memoria, può essere efficace anche per le allergie. Contiene alcune molecole efficaci contro le infiammazioni allergica chiamate FAP (fattore di attivazione piastrinica).

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lunedì 23 aprile 2018

Te lo diamo noi il contratto alla tedesca: idee per il governo (Diretta web!)

Moderatore: Jacopo Fo

Intervengono:
Marco Marchetti, docente di diritto amministrativo presso l’Università di Perugia: authority per i contratti di massa
Fabio Roggiolani
, esperto di ecologia ed ecotenologie: diminuire l’inquinamento urbano con il gnl
Corrado Giannone, tecnologo alimentare: razionalizzazione dei servizi di ristorazione ospedaliera
Luca Foresti, Centro Medico Santagostino: sistemi di razionalizzazione della gestione dei servizi diagnostici
Vincenzo Imperatore, esperto di finanza: trasformare la commissione bicamerale di inchiesta sulle Banche in una commissione stabile che vigili sull’attività bancaria

Per maggiori informazioni leggi qui

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Te lo diamo noi il contratto alla tedesca: idee per il governo (Diretta web!)

Moderatore: Jacopo Fo

Intervengono:
Marco Marchetti, docente di diritto amministrativo presso l’Università di Perugia: authority per i contratti di massa
Fabio Roggiolani
, esperto di ecologia ed ecotenologie: diminuire l’inquinamento urbano con il gnl
Corrado Giannone, tecnologo alimentare: razionalizzazione dei servizi di ristorazione ospedaliera
Luca Foresti, Centro Medico Santagostino: sistemi di razionalizzazione della gestione dei servizi diagnostici
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Il DNA può tramandare ricordi di stress traumatico alle generazioni successive

Altrogiornale.org
Il DNA può tramandare ricordi di stress traumatico alle generazioni successive.

Studi su animali ed esseri umani indicano che l’impatto di un trauma vissuto dalle madri influenza lo sviluppo della prole, ma una nuova ricerca sta scoprendo che questo è anche codificato nel DNA delle generazioni successive. Atti violenti, come guerre o atti di terrorismo, hanno ovviamente un impatto profondo sulla salute mentale, non solo per le

Il DNA può tramandare ricordi di stress traumatico alle generazioni successive
Richard.

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Il DNA può tramandare ricordi di stress traumatico alle generazioni successive.

Studi su animali ed esseri umani indicano che l’impatto di un trauma vissuto dalle madri influenza lo sviluppo della prole, ma una nuova ricerca sta scoprendo che questo è anche codificato nel DNA delle generazioni successive. Atti violenti, come guerre o atti di terrorismo, hanno ovviamente un impatto profondo sulla salute mentale, non solo per le

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RKC Live Stream - Corso Pratico di Sopravvivenza 14

Episodio https://ift.tt/2qQSewu

RKC Live Stream - Sulle Rive del Gange 09

Episodio https://ift.tt/2Jhz89Q

RKC Live Stream - Krishna Caitanya 13

Episodio https://ift.tt/2HMgtGd

RicetteDelCuoreDiCristina33

Episodio https://ift.tt/2HpsU78

RKC Live Stream - Sotto il Segno dei Veda 10

Episodio https://ift.tt/2qTPwq8

RicetteDelCuoreDiCristina31

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RicetteDelCuoreDiCristina30

Episodio https://ift.tt/2qQRWpo

RicetteDelCuoreDiCristina32

Episodio https://ift.tt/2HoIQXm

RKC Live Stream - La Perfezione dello Yoga 14

Episodio https://ift.tt/2qSpeVv

Nel mondo ormai tutti respirano aria inquinata

L’agenzia Agi riporta uno studio dell’Health Effects Institute in cui si dice che sette miliardi di persone al mondo, il 95% della popolazione sulla Terra, ormai respira aria inquinata. E mentre nei Paesi più ricchi e industrializzati sembra esserci un miglioramento della qualità dell’aria, in quelli più poveri i livelli di smog sono sempre più alti.

Leggi tutto l’articolo cliccando qui

 

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Nel mondo ormai tutti respirano aria inquinata

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Corporate Barter: un baratto come soluzione di finanza alternativa

E si ritorna alle origini.
Non perché mancano i beni o i servizi (anzi, ce n’è una quantità eccessiva), ma perché manca la moneta o quantomeno non circola.
 Per due motivi: uno ovvio, e cioè che se non ho denaro non lo posso spendere; l’altro di natura psicologica, ossia se ce l’ho lo risparmio in attesa dei tempi difficili che sono nell’aria.
E se la moneta non gira, non crea mercato. E la produzione, di qualsiasi tipo, implode.
 Quindi da qualche anno (Oltreoceano esiste dalla crisi del 1929) si sta sviluppando anche nel nostro Paese tra la comunità delle aziende, soprattutto piccole e medie imprese, un sistema che non produce liquidità, ma che sicuramente ne fa risparmiare tanta: il Corporate barter, una sorta di baratto o meglio di compensazione multilaterale tra aziende che avviene tramite network molto conosciuti sul web in cui si paga una quota associativa che mediamente costa circa il 5% dei movimenti.

Si tratta di uno strumento di pagamento complementare alla moneta tradizionale, una modalità di transazione tra aziende con forma di pagamento in merci e servizi; in altri termini il Corporate barter consente alle aziende che hanno poca liquidità e a cui le banche hanno ridotto o chiuso gli affidamenti di pagare gli acquisti con la vendita dei propri prodotti.
 I dati della Irta (International reciprocal trade association) riportati da Bloomberg stimano negli Stati Uniti un mercato da 12 miliardi dollari all’anno in transazioni che non prevedono scambio di valuta.

A chi si rivolgono i circuiti di Corporate barter?
Soprattutto commercianti con fondi di magazzino che in tal modo hanno il vantaggio di promuovere il proprio invenduto, ma anche fornitori di servizi che non hanno materiale da scambiare e a cui risulta più semplice il do ut des.
 Il baratto tra aziende, come abbiamo detto, è multilaterale, cioè avviene tra soggetti diversi e può essere effettuato al 100% in natura oppure pagando una parte in denaro.
 Lo schema è semplice: A vende a B che vende a C che a sua volta vende ad A; in tal modo il Corporate barter non solo rappresenta una strategia finanziaria anti-crisi, ma anche una forma nuova di marketing per piccole imprese, tra l’altro sempre percorribile, perché permette di allargare il mercato di riferimento delle aziende che arrivano, in tal modo, a intercettare clienti e territori che prima non erano mai riuscite a raggiungere monetizzando prodotti o servizi disponibili o risultanti da una capacità produttiva finora inespressa. 
Al momento dell’ingresso nel network, successivo all’analisi della solvibilità dell’aderente, viene concesso alle aziende un piccolo fido, meglio dire una disponibilità di acquisto (perché non genera interessi di alcun tipo), con cui possono fare le prime transazioni.
 Ogni azienda che aderisce al circuito apre quindi un conto che gestisce la contabilità in entrata e in uscita dei valori corrispondenti alle vendite o agli acquisti. 
Per cui se l’azienda va “a debito” (cioè ha acquistato più di quanto ha venduto) si salda semplicemente, a fine anno, vendendo merce o offrendo un servizio per un importo pari a quanto acquistato.
Se poi l’azienda non vuole rinnovare la quota associativa, si salderà in denaro.
Se invece va a credito (cioè ha venduto più di quanto ha acquistato) quest’ultimo si estingue solo facendo acquisti in barter, in qualsiasi momento e senza alcuna scadenza, e mai convertendo in denaro il credito.
 Ho avuto la fortuna professionale di seguire l’inserimento in un barter di una piccola impresa che produce strumenti di scrittura che ha speso il suo bonus contraendo una assicurazione fabbricata con una azienda associata e poi rivendendo, in compensazione, uno stock di penne come “Christmas gifts” a uno studio di consulenza aziendale.
 L’unico handicap riscontrato sta nella legislazione vigente (in Italia, ovviamente) che limita fortemente una società di barter a dare piena soddisfazione a tutte le richieste di acquisto e vendita di beni e servizi in compensazione multilaterale: tasse (è solo un piccolo passo il baratto amministrativo introdotto con il decreto Sblocca Italia del novembre 2014), utenze e oneri finanziari non sono ancora “barterizzabili”.
Ops. Come mai? Immaginate un po’…

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Corporate Barter: un baratto come soluzione di finanza alternativa

E si ritorna alle origini.
Non perché mancano i beni o i servizi (anzi, ce n’è una quantità eccessiva), ma perché manca la moneta o quantomeno non circola.
 Per due motivi: uno ovvio, e cioè che se non ho denaro non lo posso spendere; l’altro di natura psicologica, ossia se ce l’ho lo risparmio in attesa dei tempi difficili che sono nell’aria.
E se la moneta non gira, non crea mercato. E la produzione, di qualsiasi tipo, implode.
 Quindi da qualche anno (Oltreoceano esiste dalla crisi del 1929) si sta sviluppando anche nel nostro Paese tra la comunità delle aziende, soprattutto piccole e medie imprese, un sistema che non produce liquidità, ma che sicuramente ne fa risparmiare tanta: il Corporate barter, una sorta di baratto o meglio di compensazione multilaterale tra aziende che avviene tramite network molto conosciuti sul web in cui si paga una quota associativa che mediamente costa circa il 5% dei movimenti.

Si tratta di uno strumento di pagamento complementare alla moneta tradizionale, una modalità di transazione tra aziende con forma di pagamento in merci e servizi; in altri termini il Corporate barter consente alle aziende che hanno poca liquidità e a cui le banche hanno ridotto o chiuso gli affidamenti di pagare gli acquisti con la vendita dei propri prodotti.
 I dati della Irta (International reciprocal trade association) riportati da Bloomberg stimano negli Stati Uniti un mercato da 12 miliardi dollari all’anno in transazioni che non prevedono scambio di valuta.

A chi si rivolgono i circuiti di Corporate barter?
Soprattutto commercianti con fondi di magazzino che in tal modo hanno il vantaggio di promuovere il proprio invenduto, ma anche fornitori di servizi che non hanno materiale da scambiare e a cui risulta più semplice il do ut des.
 Il baratto tra aziende, come abbiamo detto, è multilaterale, cioè avviene tra soggetti diversi e può essere effettuato al 100% in natura oppure pagando una parte in denaro.
 Lo schema è semplice: A vende a B che vende a C che a sua volta vende ad A; in tal modo il Corporate barter non solo rappresenta una strategia finanziaria anti-crisi, ma anche una forma nuova di marketing per piccole imprese, tra l’altro sempre percorribile, perché permette di allargare il mercato di riferimento delle aziende che arrivano, in tal modo, a intercettare clienti e territori che prima non erano mai riuscite a raggiungere monetizzando prodotti o servizi disponibili o risultanti da una capacità produttiva finora inespressa. 
Al momento dell’ingresso nel network, successivo all’analisi della solvibilità dell’aderente, viene concesso alle aziende un piccolo fido, meglio dire una disponibilità di acquisto (perché non genera interessi di alcun tipo), con cui possono fare le prime transazioni.
 Ogni azienda che aderisce al circuito apre quindi un conto che gestisce la contabilità in entrata e in uscita dei valori corrispondenti alle vendite o agli acquisti. 
Per cui se l’azienda va “a debito” (cioè ha acquistato più di quanto ha venduto) si salda semplicemente, a fine anno, vendendo merce o offrendo un servizio per un importo pari a quanto acquistato.
Se poi l’azienda non vuole rinnovare la quota associativa, si salderà in denaro.
Se invece va a credito (cioè ha venduto più di quanto ha acquistato) quest’ultimo si estingue solo facendo acquisti in barter, in qualsiasi momento e senza alcuna scadenza, e mai convertendo in denaro il credito.
 Ho avuto la fortuna professionale di seguire l’inserimento in un barter di una piccola impresa che produce strumenti di scrittura che ha speso il suo bonus contraendo una assicurazione fabbricata con una azienda associata e poi rivendendo, in compensazione, uno stock di penne come “Christmas gifts” a uno studio di consulenza aziendale.
 L’unico handicap riscontrato sta nella legislazione vigente (in Italia, ovviamente) che limita fortemente una società di barter a dare piena soddisfazione a tutte le richieste di acquisto e vendita di beni e servizi in compensazione multilaterale: tasse (è solo un piccolo passo il baratto amministrativo introdotto con il decreto Sblocca Italia del novembre 2014), utenze e oneri finanziari non sono ancora “barterizzabili”.
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sabato 21 aprile 2018

Buona Giornata Mondiale della Terra!

People For Planet celebra la Giornata mondiale della Terra con questo video che riprende un flash mob canadese di qualche anno fa dove si protestava contro l’abbandono dei rifiuti in plastica. 
Quest’anno una campagna di Greenpeace chiede alle aziende di abbandonare la plastica monouso a favore di soluzioni più sostenibili. 
Ormai la plastica usa e getta prodotta dal petrolio è obsoleta!

Abbiamo aggiornato i dati nel video:
– Ogni anno nel mondo vengono prodotte 310 milioni di tonnellate di plastica.
– Il 79% del materiale plastico prodotto, dagli anni 50 del secolo scorso, è finito nelle discariche e nell’ambiente. Solo il 9% è stato riciclato.
– Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani.
– Si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani.
– 3 italiani su 4 si dicono attenti all’ambiente, il 92% degli intervistati si sente direttamente coinvolto nella raccolta differenziata dei rifiuti. E tu?

Buona giornata della Terra!

Sul tema plastica e microplastiche abbiamo già scritto molto, guarda qui.

Stiamo anche promuovendo una raccolta firme per chiedere l’installazione obbligatoria sulle lavatrici di un filtro per bloccare le microplastiche rilasciate dagli indumenti sintetici. 
Leggi e firma il Manifesto di People For Planet con le nostre proposte

Credit video
Montaggio: Elena Zanforlin
Grafica: Armando Tondo
Ideazione: Iacopo Patierno, Simone Canova, Gabriella Canova

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Buona Giornata Mondiale della Terra!

People For Planet celebra la Giornata mondiale della Terra con questo video che riprende un flash mob canadese di qualche anno fa dove si protestava contro l’abbandono dei rifiuti in plastica. 
Quest’anno una campagna di Greenpeace chiede alle aziende di abbandonare la plastica monouso a favore di soluzioni più sostenibili. 
Ormai la plastica usa e getta prodotta dal petrolio è obsoleta!

Abbiamo aggiornato i dati nel video:
– Ogni anno nel mondo vengono prodotte 310 milioni di tonnellate di plastica.
– Il 79% del materiale plastico prodotto, dagli anni 50 del secolo scorso, è finito nelle discariche e nell’ambiente. Solo il 9% è stato riciclato.
– Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani.
– Si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani.
– 3 italiani su 4 si dicono attenti all’ambiente, il 92% degli intervistati si sente direttamente coinvolto nella raccolta differenziata dei rifiuti. E tu?

Buona giornata della Terra!

Sul tema plastica e microplastiche abbiamo già scritto molto, guarda qui.

Stiamo anche promuovendo una raccolta firme per chiedere l’installazione obbligatoria sulle lavatrici di un filtro per bloccare le microplastiche rilasciate dagli indumenti sintetici. 
Leggi e firma il Manifesto di People For Planet con le nostre proposte

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Montaggio: Elena Zanforlin
Grafica: Armando Tondo
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Ancora più lontani…

Facciamo cento chilometri per andare a vedere un amico, ma spesso la mattina trascuriamo di salutare i nostri vicini di casa. Nella metro tutti sono assorti nel leggere un quotidiano o presi da un mp3, e ogni tanto guardano il riflesso di qualcuno nei vetri del treno, ma rapidamente si allontanano prima che i loro occhi si incontrino. Mentre scrivo, una persona seduta a 5 metri da me mi ha appena inviato un messaggio via email. Cosa devo pensare? Immagino non volesse disturbarmi! Anche sorridere o salutare uno sconosciuto per strada oggi verrebbe considerato un comportamento eccentrico.

Il titolo della mia tesi universitaria era: “L’individuo nell’era dell’informazione”. Durante la mia ricerca  riguardo le prospettive di diversi sociologi è emerso ripetutamente un tema: “il mondo sta diventando sempre più piccolo, ma le persone stanno diventando sempre più lontane”. Questo ha molto senso. Le tecnologie di comunicazione ci permettono di creare un villaggio globale in cui le persone sono più interconnesse che mai. Eppure abbiamo perso la profondità nelle nostre relazioni. Qual è la quantità e la qualità delle interazioni personali nel nostro mondo moderno?

Le relazioni producono dentro di noi i più grandi sentimenti di felicità e di contentezza. Un esistenza priva di relazioni non è possibile. La Bhagavad-gita spiega che la perfezione della vita sta nella nostra capacità di stabilire autentiche relazioni d’amore, non solo con Dio, ma con tutti gli esseri viventi. I grandi santi erano capaci di attraversare il mondo intero semplicemente per incontrare le persone, armate di un’incredibile capacità di relazionarsi con tutti, indipendentemente dalla casta, dal colore o dal loro credo. Vedevano oltre il corpo e la mente ed erano in grado di connettersi con loro a livello spirituale. Lo sviluppo di queste relazioni può portare il più grande cambiamento nella nostra vita e darci il più grande benessere.

Sutapa das

(dal blog “Blog insight looking at the world from within”)

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Ancora più lontani…

Facciamo cento chilometri per andare a vedere un amico, ma spesso la mattina trascuriamo di salutare i nostri vicini di casa. Nella metro tutti sono assorti nel leggere un quotidiano o presi da un mp3, e ogni tanto guardano il riflesso di qualcuno nei vetri del treno, ma rapidamente si allontanano prima che i loro occhi si incontrino. Mentre scrivo, una persona seduta a 5 metri da me mi ha appena inviato un messaggio via email. Cosa devo pensare? Immagino non volesse disturbarmi! Anche sorridere o salutare uno sconosciuto per strada oggi verrebbe considerato un comportamento eccentrico.

Il titolo della mia tesi universitaria era: “L’individuo nell’era dell’informazione”. Durante la mia ricerca  riguardo le prospettive di diversi sociologi è emerso ripetutamente un tema: “il mondo sta diventando sempre più piccolo, ma le persone stanno diventando sempre più lontane”. Questo ha molto senso. Le tecnologie di comunicazione ci permettono di creare un villaggio globale in cui le persone sono più interconnesse che mai. Eppure abbiamo perso la profondità nelle nostre relazioni. Qual è la quantità e la qualità delle interazioni personali nel nostro mondo moderno?

Le relazioni producono dentro di noi i più grandi sentimenti di felicità e di contentezza. Un esistenza priva di relazioni non è possibile. La Bhagavad-gita spiega che la perfezione della vita sta nella nostra capacità di stabilire autentiche relazioni d’amore, non solo con Dio, ma con tutti gli esseri viventi. I grandi santi erano capaci di attraversare il mondo intero semplicemente per incontrare le persone, armate di un’incredibile capacità di relazionarsi con tutti, indipendentemente dalla casta, dal colore o dal loro credo. Vedevano oltre il corpo e la mente ed erano in grado di connettersi con loro a livello spirituale. Lo sviluppo di queste relazioni può portare il più grande cambiamento nella nostra vita e darci il più grande benessere.

Sutapa das

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Qual è il video più visto su Youtube?

 

Qui la lista dei 500 video più cliccati su Youtube. C’è anche il noto video della canzone Gangnam Style, uno dei primi a superare, qualche anno fa, il miliardo.

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venerdì 20 aprile 2018

RKC Live Stream - Sotto il Segno dei Veda 10

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RicetteDelCuoreDiCristina33

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RicetteDelCuoreDiCristina32

Episodio https://ift.tt/2HA2QJR

RKC Live Stream - La Perfezione dello Yoga 14

Episodio https://ift.tt/2J7yDz1

RicetteDelCuoreDiCristina31

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RicetteDelCuoreDiCristina30

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Lanci perfetti: voi ci riuscireste?

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giovedì 19 aprile 2018

La Toscana a capo della rivoluzione per la vendita di farmaci sfusi

La proposta, portata avanti da due esponenti di Sinistra italiana e approvata all’unanimità, s’inserisce in quanto è stato già previsto dalla legge 190/2014 al comma 591 dove si prevede la produzione e distribuzione, in ambito ospedaliero, di medicinali in forma monodose.

Il successo toscano delinea un passo avanti per l’intera Nazione non solo ponendo l’attenzione sulla necessaria riduzione degli sprechi, ma anche, per un risparmio economico non indifferente.

Un atto importante per rendere più efficiente la spesa farmacologica, sia nelle strutture ospedaliere sia nelle famiglie nel solco della campagna di sensibilizzazione promossa dalla rivista ecologista ‘People for Planet’ e dei principali studi ed esperienze internazionali. La somministrazione di farmaci sfusi in farmacia è ormai una realtà in molti paesi, ora è tempo di cambiare anche nel nostro”, commentano consiglieri regionali Paolo Sarti e Tommaso Fattori.

Come ricorda anche il Manifesto di People For Planet, in altri Stati nel mondo, come ad esempio Usa, Canada e Germania, è  possibile recarsi in farmacia comperando l’esatto numero di pasticche prescritte, evitando sprechi nocivi per il nostro portafoglio e anche per l’ambiente. È infatti brutta abitudine di molti liberarsi di pastiglie e sciroppi gettandoli direttamente nello scarico del lavandino o nel bidone dell’indifferenziata. Smaltire in modo non corretto qualsiasi tipo di medicina è potenzialmente un pericolo per  l’ambiente. I principi attivi presenti nei farmaci possono danneggiare il sottosuolo, inquinare i pozzi di acqua potabile o compromettere il funzionamento dei depuratori collocati nelle reti fognarie.

La proposta di adottare anche in Italia la distribuzione dei farmaci sfusi non è solo una questione di sicurezza e tornaconto personale: evitando di acquistare confezioni esagerate di farmaci e utilizzando quelli sfusi risparmierebbe anche lo Stato.

“Troppi sono, infatti, i farmaci, perlopiù a carico del servizio sanitario nazionale, che finiscono sprecati, spesso confezioni mai aperte e scadute, e che diventano poi un enorme quantità di rifiuti da smaltire, oltre 1500 tonnellate l’anno secondo il ‘Rapporto Rifiuti Urbani 2015’ di Ispra. Si deve quindi promuovere una proficua collaborazione tra medici, farmacisti e aziende produttrici per diffondere prioritariamente la vendita di farmaci sfusi e rendere disponibili confezioni dei farmaci calibrate sulle necessità terapeutiche, prevedendo l’introduzione di pacchetti personalizzati e dosi unitarie”, ricordano i due consiglieri regionali.

Ma non è finita qui, un’altra buona notizia è emersa durante il Consiglio. La mozione chiede piena attuazione alla legge 166 del 2016, che consentirebbe di donare farmaci non utilizzati sia agli Enti Onlus impegnati in realtà socio-sanitarie che ad oggi hanno come unico sostegno le donazioni da parte dei privati e la possibilità di recarsi nelle farmacie per la raccolta dei farmaci durante le giornate del Banco Farmaceutico, sia introdurrebbe anche tale disposizione ai farmaci a uso veterinario.

Confidando che, sul modello toscano, le altre regioni si attivino nella promozione di un reale cambiamento a vantaggio di tutti, rimaniamo in attesa degli sviluppi con un Chianti alla mano brindando a questa buona notizia!

LEGGI, SOTTOSCRIVI E CONDIVIDI IL MANIFESTO DI PEOPLE FOR PLANET

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La Toscana a capo della rivoluzione per la vendita di farmaci sfusi

La proposta, portata avanti da due esponenti di Sinistra italiana e approvata all’unanimità, s’inserisce in quanto è stato già previsto dalla legge 190/2014 al comma 591 dove si prevede la produzione e distribuzione, in ambito ospedaliero, di medicinali in forma monodose.

Il successo toscano delinea un passo avanti per l’intera Nazione non solo ponendo l’attenzione sulla necessaria riduzione degli sprechi, ma anche, per un risparmio economico non indifferente.

Un atto importante per rendere più efficiente la spesa farmacologica, sia nelle strutture ospedaliere sia nelle famiglie nel solco della campagna di sensibilizzazione promossa dalla rivista ecologista ‘People for Planet’ e dei principali studi ed esperienze internazionali. La somministrazione di farmaci sfusi in farmacia è ormai una realtà in molti paesi, ora è tempo di cambiare anche nel nostro”, commentano consiglieri regionali Paolo Sarti e Tommaso Fattori.

Come ricorda anche il Manifesto di People For Planet, in altri Stati nel mondo, come ad esempio Usa, Canada e Germania, è  possibile recarsi in farmacia comperando l’esatto numero di pasticche prescritte, evitando sprechi nocivi per il nostro portafoglio e anche per l’ambiente. È infatti brutta abitudine di molti liberarsi di pastiglie e sciroppi gettandoli direttamente nello scarico del lavandino o nel bidone dell’indifferenziata. Smaltire in modo non corretto qualsiasi tipo di medicina è potenzialmente un pericolo per  l’ambiente. I principi attivi presenti nei farmaci possono danneggiare il sottosuolo, inquinare i pozzi di acqua potabile o compromettere il funzionamento dei depuratori collocati nelle reti fognarie.

La proposta di adottare anche in Italia la distribuzione dei farmaci sfusi non è solo una questione di sicurezza e tornaconto personale: evitando di acquistare confezioni esagerate di farmaci e utilizzando quelli sfusi risparmierebbe anche lo Stato.

“Troppi sono, infatti, i farmaci, perlopiù a carico del servizio sanitario nazionale, che finiscono sprecati, spesso confezioni mai aperte e scadute, e che diventano poi un enorme quantità di rifiuti da smaltire, oltre 1500 tonnellate l’anno secondo il ‘Rapporto Rifiuti Urbani 2015’ di Ispra. Si deve quindi promuovere una proficua collaborazione tra medici, farmacisti e aziende produttrici per diffondere prioritariamente la vendita di farmaci sfusi e rendere disponibili confezioni dei farmaci calibrate sulle necessità terapeutiche, prevedendo l’introduzione di pacchetti personalizzati e dosi unitarie”, ricordano i due consiglieri regionali.

Ma non è finita qui, un’altra buona notizia è emersa durante il Consiglio. La mozione chiede piena attuazione alla legge 166 del 2016, che consentirebbe di donare farmaci non utilizzati sia agli Enti Onlus impegnati in realtà socio-sanitarie che ad oggi hanno come unico sostegno le donazioni da parte dei privati e la possibilità di recarsi nelle farmacie per la raccolta dei farmaci durante le giornate del Banco Farmaceutico, sia introdurrebbe anche tale disposizione ai farmaci a uso veterinario.

Confidando che, sul modello toscano, le altre regioni si attivino nella promozione di un reale cambiamento a vantaggio di tutti, rimaniamo in attesa degli sviluppi con un Chianti alla mano brindando a questa buona notizia!

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La foglia di fico – Piero Cammerinesi

Altrogiornale.org
La foglia di fico – Piero Cammerinesi.

Il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman ha affermato ieri che Israele non rispetterà alcun divieto e violerà lo spazio aereo siriano ogni qual volta lo riterrà necessario.
“We will maintain total freedom of action. We will not accept any limitation when it comes to the defense of our security interests“
di Piero Cammerinesi (corrispondente di

La foglia di fico – Piero Cammerinesi
prixi.

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“We will maintain total freedom of action. We will not accept any limitation when it comes to the defense of our security interests“
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Krishna Caitanya


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Sintesi della Bhagavad-Gita 01 (Introduzione)


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