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venerdì 12 gennaio 2018

Sviluppare un cuore empatico

Krishna, il più grande psicologo

Sviluppare la qualità dell’empatia ha molti benefici per gli aspiranti devoti del Signore.

Quando stavo facendo tirocinio in psicoterapia clinica presso una scuola di specializzazione, un docente, per farci sentire più vicini ai nostri pazienti, ci faceva praticare l’empatia. La maggior parte dei suoi studenti provenivano da famiglie benestanti e lui sentiva che noi avevamo bisogno di qualcosa di più di una semplice comprensione teorica della sofferenze che provavano i pazienti.

La mia prima sessione di “empatia in pratica” ​​fu con Doris, che ha soffriva di schizofrenia. Era una ragazza piuttosto magra sui trent’anni, con un viso attraente ma segnato dalla sofferenza, che spesso sceglieva di vivere sulla strada piuttosto che a casa sua.

Doris molte volte rimaneva nella sala d’attesa e continuava a conversare con persone immaginarie che però a lei sembravano reali.

Doris non rispondeva molto alla terapia, eppure il suo medico ed io cercavamo di aiutarla. Di tanto in tanto, la sua malattia le dava un pò di tregua e lei parlava delle sue numerose sconfitte, tra queste le sue relazioni andate male, e del suo sogno di diventare un’insegnante.

Dopo le mie esperienze iniziali con Doris, il mio insegnante mi fece passare un pomeriggio in una sessione progettata per farci sviluppare dell’empatia nei confronti degli schizofrenici. Attraverso delle cuffie, una miriade di voci cominciò ad assalirmi con delle parolacce e trattandomi male in tutti i modi. Durante l’ascolto di queste voci, mi era stata data una lista di compiti semplici da eseguire, come andare al negozio dell’angolo per acquistare delle batterie. Dopo due ore di ascolto di quelle voci registrate e di fare quello che mi era stato chiesto, mi sentivo stremata. Fisicamente e mentalmente spossata, mi sono poi ritrovata con gli altri studenti a condividere le nostre esperienze.

Quella pratica aveva raggiunto il suo scopo. Avevo potuto capire di più sulle persone afflitte da quella malattia debilitante e provavo più compassione per loro.

Il mio paziente successivo era un uomo di mezza età con una sclerosi multipla. Era su una sedia a rotelle e mostrava dei sintomi di depressione, così il suo medico gli aveva detto di rivolgersi a uno psicoterapeuta.

Ormai avevo compreso l’implacabile convinzione del mio docente per insegnarci l’empatia in pratica, quindi non mi sorpresi quando nel suo ufficio vidi che mi aspettava una sedia a rotelle. Nell’ora successiva, mi fece fare delle piccole commissioni per tutto l’ospedale mentre cercavo di imparare goffamente a manovrarla.

Riflettendo su quelle esperienze, apprezzai il modo in cui il mio insegnante aveva compreso questo fattore importante della terapia unita all’empatia. L’empatia ci aiuta a prenderci cura delle persone, a comprendere la loro sofferenza.

Ci aiuta anche a evitare di cadere nella trappola di pensare di essere superiori agli altri. E ci aiuta a sviluppare l’umiltà come mezzo per compiere progresso spirituale e sviluppare una relazione d’amore con Dio.

Sri Caitanya, lincarnazione più misericordiosa, non tollera di vedere le persone soffrire in questo mondo materiale.

L’aiuto di Krishna

Krishna aiuta i suoi devoti principianti purificandoli da ogni tipo di mentalità che impedisce loro di avvicinarsi a Lui. Quando ci facciamo delle opinioni riguardo le persone e le loro situazioni, dovremmo farlo con il desiderio di essere di aiuto e di far piacere al nostro guru e a Krishna. Questo tipo di pensiero ci aiuterà ad avanzare nella coscienza spirituale. Ma se giudichiamo gli altri con l’idea di sfruttarli o di minimizzarli per elevare il nostro senso di importanza, quel tipo di giudizio ostacolerà il nostro progresso spirituale.

Una delle qualità più sgradite nel cuore di un praticante del bhakti-yoga è la tendenza a giudicare gli altri senza preoccuparsi del loro benessere spirituale.

Questo porta alla critica e ci mette a rischio di vaisnava aparadha, l’offendere i devoti di Krishna. Se siamo fortunati, Krishna correggerà questa tendenza nel nostro cuore. Qualche volta Krishna, il creatore originale dell’apprendimento empatico in pratica, ci metterà in una situazione simile a quella della persona che stiamo giudicando.

Anche se può sembrare sconcertante, questo è un favore del Signore per aiutarci a sradicare quelle caratteristiche presenti nel nostro cuore che sono di ostacolo allo sviluppo dell’amore per il Signore e per i suoi devoti.

Quando ero una giovane devota, ero molto ligia nel partecipare a tutti i programmi del tempio. Ma mi sono ritrovata ad essere critica nei confronti di quei devoti che non lo facevano regolarmente. Una delle devote era spesso malata, ma faceva del suo meglio per essere presente quando poteva. Nonostante ciò, io pensavo che avrebbe potuto fare meglio. Poco dopo che quei pensieri contaminarono la mia coscienza, mi ammalai, e spesso non fui più in grado di partecipare al mangal-arati, l’adorazione mattutina.

Krishna compie molte cose con una sola azione, e uno dei risultati della mia malattia fu una diminuzione della mia mentalità critica. Krishna mi metteva spesso in situazioni simili a quelle delle persone verso le quali non avevo empatia, proprio per aiutarmi a sviluppare una maggior comprensione delle difficoltà altrui.

Il detto ‘atmavan manyate jagat’ significa che noi tendiamo a vedere negli altri le nostre stesse caratteristiche. Spesso un aspetto che troviamo riprovevole in un’altra persona è un tratto negativo che si annida dentro di noi. Quindi è prudente riflettere su questo quando ci facciamo delle opinioni sugli altri e guardare nel nostro cuore per scoprire i nostri difetti.

L’esempio di Prabhupada

Con il suo esempio, Prabhupada ci ha insegnato a essere clementi con gli altri e severi con noi stessi.

Lui era determinato a servire Krishna e a seguire le sue pratiche spirituali quotidiane. Ma mostrava comprensione e compassione verso i suoi discepoli neofiti, che spesso faticavano a seguire le pratiche di base del bhakti-yoga. Man mano che i suoi discepoli maturavano, a volte li correggeva severamente, ma solo per dovere, per aiutarli a progredire nella loro vita spirituale.

Nei primi tempi del movimento Hare Krishna, Prabhupada chiese a uno dei suoi primi discepoli, Syamasundara das, che era un esperto scultore, di scolpire nel legno una divinità di Sri Jagannath. Ad un certo punto Prabhupada andò a vedere come procedeva il lavoro. Quando entrò nella stanza, vide un pacchetto di sigarette sulla testa di Jagannath. “Va tutto bene,” Prabhupada disse al suo discepolo imbarazzato e contrito.

Prabhupada non aveva bisogno di avere un’attaccamento alle sigarette per capire la difficile situazione del suo discepolo. Disse a Syamasundara di ridurre ogni giorno di una il numero di sigarette che fumava, fino a quando l’abitudine non sarebbe scomparsa. Prabhupada era un puro devoto, la sua coscienza era cristallina.

Poiché non aveva alcuna contaminazione nel suo cuore, era libero dalla propensità di trovare difetti o di condannare.

Nella Bhagavad-gita (6.32) Sri Krishna dice ad Arjuna che le persone spiritualmente avanzate possono comprendere sia la felicità che l’angoscia degli altri. Grazie alla loro esperienza nel mondo materiale, comprendono che le persone soffrono perché dimenticano il Signore e sono felici quando sono uniti a Lui.

Salvare il cappotto

Come tutte le qualità spirituali, l’empatia, o compassione, ha una controparte nel mondo materiale. Il mio insegnante mi stava aiutando a sviluppare l’empatia, ma poiché non sapeva dell’anima eterna all’interno del corpo, il suo comprendere il dolore dell’altro, era basato solo sulla sofferenza del corpo. Prabhupada racconta la storia di qualcuno che si getta in un lago per salvare un uomo che sta annegando e torna solo con il suo cappotto. Nato dalla mente materiale, questo tipo di empatia avrà un valore solo temporaneo se non è impiegata nelle nostre vite spirituali.

Srila Prabhupada sentiva profondamente il dolore e la sofferenza delle anime in questo mondo.

Una volta, a Mayapur, vide una scena dal suo balcone che gli fece venire le lacrime agli occhi. Dei bambini stavano litigando con dei cani per avere del cibo che era avanzato dai piatti [di foglie di banane] buttati via. Prabhupada disse allora che nessuno entro dieci miglia dal tempio dell’ISKCON di Mayapur avrebbe dovuto soffrire la fame; tutti dovrebbero essere nutriti con il prasadam che li avrebbe elevati spiritualmente. La compassione di Prabhupada era fatta per elevare la coscienza delle persone, in modo che potessero essere liberate da ogni tipo di sofferenza.

L’empatia è una qualità naturale dell’anima. Seguendo le orme di Prabhupada, mentre ci impegniamo a comprendere il vero scopo della vita, nel contempo dovremmo coltivare la preoccupazione di comprendere le sofferenze altrui . Questo non significa che dobbiamo utilizzare i mezzi ideati dal mio insegnante per comprendere le condizioni di sofferenza di un altro.

Ma possiamo fare cose pratiche per sviluppare empatia.

La prima di queste cose è di avere la mente di uno studente, una mente curiosa, che cerca di comprendere i continui insegnamenti che provengono dal nostro ambiente. L’undicesimo canto del Bhagavatam ci dà l’esempio di un brahmana che descrive ventiquattro esseri che considerava i suoi guru. Ad esempio, dice di aver imparato delle preziose lezioni da un piccione, da un’ape e da una prostituta. Essere aperti a ciò che possiamo imparare dagli altri ci aiuterà ad apprezzare le loro difficoltà e a sentire una connessione con loro che non pensavamo nemmeno di avere.

Un’altra tecnica che può aiutarci a capire i sentimenti di un altro è l’ascolto riflessivo. Conosciuto anche come ascolto empatico, esso necessita che chi ascolta sintetizzi sia le parole del suo interlocutore che i sentimenti che stanno dietro di esse.

Un’altra attitudine molto importante è quella di fare la pratica di vedere le persone per il loro potenziale, piuttosto che per chi erano nel passato o chi sono nel presente. Siamo tutti anime pure che hanno una relazione eterna con Krishna. Ricordare questo può aiutarci a vedere oltre il condizionamento materiale delle persone, e ci permette di prenderci cura di loro e di desiderare di aiutarli.

Infine, vogliamo avere un’attitudine di servizio verso gli altri. Quando cerchiamo dei modi di servire piuttosto che di sfruttare, i nostri cuori si aprono e proviamo naturalmente quella connessione che esiste eternamente tra tutti gli esseri viventi.

Questi sono solo alcuni suggerimenti su come noi, da persone che praticano la spiritualità, possiamo muoverci nel mondo, in modo tale da espandere una mentalità favorevole allo sviluppo dell’empatia.

Grazie alla sua perfezione spirituale, Prabhupada poteva sempre vedere con chiarezza le nostre sofferenza e operare instancabilmente e pazientemente per darci la cura. Nonostante una volta abbia detto che i nostri cuori erano difficili da pulire tanto quanto il carbone, non ci ha mai abbandonati. Ora che Srila Prabhupada non è più fisicamente presente sul pianeta, dobbiamo estendere la sua natura compassionevole e la sua empatia verso tutti gli esseri viventi che possono avere l’opportunità di rifugiarsi nel movimento di Sri Caitanya.

Quando un guru lascia questo mondo, i suoi discepoli devono essere pronti a raccogliere l’eredità del loro amato insegnante. Il guru darà ai discepoli sinceri la forza di portare avanti la sua missione. I sinceri discepoli di un guru vaisnava sono anch’essi dei vaisnava, meritevoli della preghiera che si offre ogni mattina nei templi della ISKCON:

Offro i miei rispettosi omaggi a tutti i vaisnava, i devoti del Signore. Come alberi dei desideri essi possono soddisfare i desideri di ognuno e sono pieni di compassione verso tutte le anime condizionate.

Arcana Siddhi Devi Dasi

(Iniziata da Srila Prabhupada nel 1976, Arcana Siddhi devi dasi vive con suo marito e suo figlio a Sandy Ridge, North Carolina, USA, dove lavora come terapista famigliare)

(dalla rivista Back to Godhead)

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